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mercoledì 31 dicembre 2008


A todos mi amigo les quiero decear un prospero ano nuevo

martedì 30 dicembre 2008

Una parola grossa "Dignità"...



Entro nella disco dove il buio la fa da padrona. Il negrone della sicurezza ci “canalizza” verso il bancone dove operano due soggetti che le loro facce gridano “vade retro lavoro”….il bancone è una struttura in legno sapientemente rivestita di cartone….fanculo i Berloni e gli Scavolini. Lei e li davanti, piccola, magra, brutta che sembra una zingara dei nostri campi nomadi pronta per la giornata “semaforina”… Mi offri una cerveza? Eh!!!!!! Mi offri una cerveza? No! Non molla, ma la mia serata è allegra è vacanziera non ho un cazzo da pensare, voglio bere solo un po’ di rum e stare in compagnia con gli amici….non ho propositi bellicosi…. Le belle mulate si strusciano sapientemente mentre passano…sembrano tutte belle…al buio. Una mi prende il bicchiere del cubalibre e ne beve un generoso sorso…mi sorride; Col cazzo che ci bevo su…ne passa un’altra e la mia generosità non ha limiti gli regalo il bicchiere di terza mano. La bruttona osserva e se la ride di gusto. Mi inizia ad essere simpatica questa indiana. Indiana perché i suoi lineamenti sono da peruviana, da cilena…non sembra neanche cubana. Mi avvicino a lei senza motivo alcuno, irrispettoso, strafottente….da emerito testa di cazzo. Ma cosa fai tu qui? Niente! Ma voglio dire, a te chi ti porta via…chi ti scopa? Trovo trovo, non ti preoccupare. Mah! Sara!..ma come vivi? Allora lei mi racconta che per vivere assiste un Venezuelano che è venuto a Cuba ad operarsi ai legamenti…e che per arrotondare, ogni tanto ci fa qualcosa. Racconta della sua misera vita e di come si arrabata per racimolare qualche dollaro, mi racconta come non è semplice per una donna bruttina come lei tirare avanti dove la bellezza è un obbligo. Sicuramente erano un mare di cazzate, ma a in cima allo scoglio qualche verità vi era approdata. La lascio con un dollaro per la cerveza che mai prenderà e la lascio con la convinzione che anche negli ultimi strati della società del divertimentificio c’è qualcuno che ha una propria dignità.

By Maverick



Sulla strada di Santiago

bella storia, mi ha fatto venire alla mente una che è capitata a me due anni fa: da Guantanamo mi stavo trasferendo a Santiago, a circa 40 km da Santiago, nei pressi di una casetta che si trova lontano da centri abitati, una piccola finca, vedo ferma sul ciglio della strada una ragazza, ma non stava pidiendo botella e sono passato oltre, avanti un 200 metri mi sono fermato e ritornato a retro dalla ragazza, le ho chiesto se voleva un passaggio timidamente mi ha risposto che doveva andare all'ospedale di Santiago dove c'era ricoverata la abuela ultra ottantenne. Era una ragazza dai capelli lunghi castani, non molto alta e delgada, vestita con un vestitino fino al ginocchio, di quei vestitini come si usavano da noi negli anni sessanta e aveva tra le mani un sacchettino di plastica con dentro della roba. Le ho detto "monta, che stò andando a Santiago", un po' intimorita è salita (avrà pensato a quanto tempo risparmiava nell'attesa di improbabili mezzi che arrivassero fino a Santiago o di continui cambi di mezzi), salita ho iniziato a farle domande alle quali rispondeva a voce bassa in maniera molto timida. Era una ragazza semplice, una guajira del campo che più campo non si può, mi ha detto che viveva in una casetta che si trova a circa due km dalla strada dove stava aspettando, che viveva con i due genitori contadini e che lei li aiutava anche nel lavoro dei campi, se ne stava seduta, infossata, tanto che sembrava ancora più magra di quello che era, delicatamente le ho preso una mano, gliela ho fatta aprire e con i polpastrelli ho tastato il palmo riscontrando l'esistenza di calli, ho portato la sua mano sotto il mio naso e sentivo l'odore, anche se le mani erano belle pulite come lei del resto, del latte. Intanto, tra una domanda e l'altra, pensavo e la sbirciavo, provavo ad immaginarla ben acconciata, con un velo di trucco, vestita con qualcosa di carino e moderno, magari dopo qualche mese passato senza dover mungere mucche e nella mia mente si formava il ritratto di una ragazza affascinante. Arrivati a Santiago mi sono fatto indicare da lei l'ospedale e, dopo averle chiesto quando sarebbe ritornata alla sua casa, era venerdì verso sera e sarebbe rientrata alla domenica pomeriggio, le ho messo nelle mani 5 CUC, ha tentato di rifiutarli, le ho detto "se non li accetti li strappo" facendo il gesto di strapparli, li ha presi con un "gracias" che a malapena si udiva e con gli occhi lucidi e un ultimo filo di voce mi ha detto "ciao" e un lieve bacio sulla guancia. Ciao le ho risposto, ma mi ero già allontanato quanto bastava perchè non vedesse i miei occhi..........

By Bertoldino (Cubaforum)



Caffè Paris

E’ sera. Il Cafè Paris, all’Avana Vieja, è tutto pieno. Decido di aspettare un po’ nella speranza che si liberi un tavolo. Nell’ambiente fumoso e “caciarone” non si soffre troppo il caldo. E’ piovuto all’Avana e l’aria è fresca. Dopo un quarto d’ora decido di ingannare il tempo e mi accingo ad uscire per una breve passeggiata quando, miracolo, un tavolo si rende disponibile. Ne prendo possesso insieme ai miei amici. Sono le otto e c’è il cambio del turno dei camerieri. Riusciamo solo ad ordinare delle birre, per la cena attenderemo l’arrivo della brigata di cucina. Nell’attesa di mangiare il pollo fritto migliore di Cuba, vago con lo sguardo ad analizzare il microcosmo che popola il locale. Sono attratto da un gruppo di cinque “pepes” tedeschi. Li vedo danarosi e rubizzi a causa delle troppe birre trangugiate. Il più giovane deve avere almeno sessant’anni. Ognuno è accompagnato dalla “jinetera” prosperosa. A presiedere la tavolata, c’è un chulo di colore, vestito alla moda che esibisce copiose catene e braccialetti d’oro. Dà disposizioni alle ragazze, conforta i turisti frementi, osserva lo svolgersi dell’attività in sala. A sua volta è accompagnato da un altro chulo professionista che lo supporta in questa frenetica attività di boss della prostituzione. L’orchestrina inizia ad imbastire una teoria di canzoni popolari, quasi tutte tratte da “Buena Vista” e l’ambiente si scalda di più. Il via-vai delle birre non si interrompe neppure all’alzarsi dello sguaiato coro che parte dalla tavolata dei “crucchi” e che accompagna i ritornelli più conosciuti. E neppure il giro di mojitos che segue riesce a bloccare i palpeggiamenti rivolti a 16/18enni che ben si prestano a questo assurdo gioco. Neppure il tempo di finire questo pensiero che entra una nuova coppia. Lei è una italiana sulla cinquantina ben portata, ma le rughe ed il trucco non ingannano il passare del tempo che è scorso sul suo corpo abbronzato e smagliato, fasciato da un attillato vestitino di cotone giallo a fiori rossi. E’ in compagnia di un ragazzo nero, dal fisico atletico, che , nonostante il buio, indossa un paio di occhiali alla Ray Charles. La coppia scruta intorno a se alla ricerca di un tavolo dove sistemarsi. Poi, lei, con una smorfia disgustata, fa cenno al suo stallone di andarsene. Escono dalla mia visuale mentre lei cerca di aggiustarsi la gonna del vestito con vezzo civettuolo. Appollaiata in fondo, su di uno sgabello, c’è una bella jinetera di colore che assalta tutti i presenti con il suo sguardo assassino. Ma, apparentemente, tutti i turisti sembrano impegnati. Inganna il tempo giocando con la cannuccia del suo jugo de mango che langue dentro un capiente bicchiere, pensando che la notte è giovane e prima o poi qualcuno troverà. In punta di piedi entra un cinese, dal kimono rosso, con una cartella fra le mani a mo di presentatore televisivo. Il suo lavoro è quello di predire il futuro a turisti troppo curiosi o troppo ubriachi. Anche lui, stasera, gira a vuoto rendendosi conto che tutti i turisti sono severamente controllati dai vari chulos che ne rivendicano il controllo della totale proprietà. Dopo aver capito che al momento non c’è nulla per lui, gira i tacchi verso altri locali del centro storico. Continuo ad osservare il tavolo dei tedeschi. Distribuiscono sontuose mance al personale e al capo dell’orchestrina che ha smesso di suonare per vendere alcuni CD contenenti la propria produzione musicale. Serata fortunata anche per la donna che vende rose sotto vetro che, approfittando del gruppetto, ne piazza almeno cinque in un sol colpo. Due romani soli entrano nel locale ed hanno la fortuna di trovare un tavolo libero. Immediatamente ricevono il sorriso della bella nera dello sgabello che, forse, riesce a concludere la serata ma, a quel punto, decidiamo di uscire. Altro giro, altro bar. E’ ancora troppo presto per andare in discoteca, sono appena le 11. Così, nelle vicinanze, decidiamo di bere un’altra “cerveza” in un locale all’aperto vicino al parcheggio della Plaza de la Catedral. Il clima è piuttosto rigido, aiutato da una perfida brezza che soffia dall’oceano e che costringe grandi onde ad abbattersi sul vicino Malecon. Anche qui, collezione di turisti e di jinetere, fra i quali si distinguono tre italiani che ordinano mojito e daiquiri a tutto spiano. Anche loro, con l’aria estasiata del conquistatore, sono in compagnia di tre mulatte. Al tavolino a fianco, una mora carina, aspetta il dollaro. Mi colpisce il suo sguardo triste ed l’abbigliamento più castigato di quello normalmente utilizzato dalle jinetere professioniste. Anche lei gioca con la cannuccia della sua bibita come se si trattasse di un codice non scritto, appartenente alla sfera delle jinetere. Ogni tanto rabbrividisce. I nostri sguardi si incontrano per brevi frazioni di secondo. Provo una sincera tenerezza e la stringerei forte forte per farle sapere che il mondo, pur crudele, può sempre offrire altre opportunità. Mi sento come un adepto di CL ma, sinceramente, me ne frego: è troppo lo schifo che riporto da ogni mio sguardo che apre le piaghe di un turismo quasi esclusivamente sessuale. La brunetta non finisce la sua bibita e si alza, uscendo dal locale e dalla mia vita. Forse era solo una brava ragazza travolta dai sensi di colpa; forse una jinetera che ha semplicemente cambiato luogo di caccia ingannando anche me. E con queste considerazioni rifiuto di proseguire la notte brava rinunciando alla discoteca per rientrare a casa, alla Vibora, dove mi attende un letto vuoto.

By Gigi (Cubaforum)

Vita quotidiana

Piña, boniato, platano, yuca…

Anche nella carne c’era poco da scegliere Vedere questo mercatino di provincia era uno spasso...colori e persone sembravano fondersi.










Il mercato di Guanabo quest’anno era molto povero a causa dei vari cicloni…in genere è molto ricco di frutta e verdura e brulica di gente.

La bambola di pezza





Forse cuba ancora non mi appassionava come adesso. Ricordo che era alla fine del primo viaggio in terra Cubana...come spesso accade a chi è in preda alla cubanite acuta, cercavo sul web notizie o qualsivoglia scritto che legasse con la parola Cuba. Fù allora che trovai quella storia cruda ed appassionante che è “100 $ per un amore”. Ricordo che capeggiava, all’inizio della pagina, la foto di una bellissima e sensuale mulata. Lessi queste pagine con avidità come un disperso nel deserto beve alla prima oasi incontrata. Lessi quelle pagine ed individuai molte analogie nei racconti dei miei amici che allora rientravano da cuba. Il sesso, la passione, il desiderio, i primi cedimenti, il quasiamore, la distanza, l’inganno ed infine la delusione. Lessi di una ragazza qualunque, con la sua storia, le sue aspettative e le sue paure. Lessi un piccolo particolare che ancora oggi arranca nella memoria: Credo che la scena si svolga in un Hotel, se non ricordo male lei viene offesa, per mancanza di tatto, dal suo compagno. Quest’ultimo, in prede alla disperazione, chiese consiglio ad un suo amico più navigato il quale gli consigliò di regalargli una bambola. Bene, questa piccola prassi l’avevo interpretato come un diversivo letterario, un modo di condire e di abbellire e di arricchire un racconto esotico e nulla più. Sino a quel giorno! Eravamo rimasti appiedati dal motore che avevo affittato a causa di una foratura, per cui decidemmo di passare la nottata in casa sua al campo. Mangiamo del congrì con pescado, preparato dalla nonna anticipatamente per tutta la famiglia. Fù una cena fugace poiché non intendevo stare in quel posto oltre la nottata. Con quelle persone semplici e genuine stavo bene ma il paese era un mortorio, mi mancava la mia stanza nella particular, i miei amici ed il mio ambiente. Mi feci una doccia “primordiale”; un secchio pieno d’acqua, un vecchio tegamino per versarmi l‘acqua addosso. Mi lavai con la sola saponetta ma provai piacere a lavarmi in quei luoghi e non so per quanto tempo stetti li ad assaporare questo antico rituale...mi sorpresi a pensare che era la prima volta, da quando ero arrivato a Guanabo, che facevo un bagno con acqua dolce e non quella pestilenziale che a mala voglia oramai mi ero abituato. Mi rivestii con dei panni prestatomi dagli zii di lei e preparammo il letto per passare la notte. Era un vecchio letto, duro ma confortevole. Le lenzuola erano lise ma pulite e profumavano di bucato. In quella casa ci avevo già dormito l’anno precedente e l’unico ostacolo erano i cuscini o meglio quelli che erano adibiti a cuscini...due piccoli involucri, tipo quelli che ci danno per il viaggio in aereo...piccolissimi da casa delle barbi. Lei con un occhiata già mi aveva compreso. Gli dissi di non preoccuparsi ma lei insistette perché accettassi i due “minicuscini” in un’unica federa. E tu? Gli dissi! Non ti preoccupare, io ho il mio cuscino personale. Fù allora che mi mostro, tirandola via da una federa, una bambola di pezza. Questa è la mia compagnia quando sono da sola o mi sento sola, dormo con lei tra le braccia e tutto mi sembra più bello. Fui quasi sul punto di ridergli in faccia, come solitamente amavo fare quando mi mostrava o mi diceva qualcosa di inusuale...ma quella notte mi trattenni e pensai a quella frase letta molto tempo prima ma rimastami incagliata nella memoria;...” La tua donna dovrebbe essere come le altre ragazze cubane. Per loro, l'infanzia non c'è mai stata. Sono, quindi, come delle bambine non realizzate. Il mio solo consiglio è quello di regalagli una bella bambola con la quale, la tua novia, può giocare a fare la mamma..”.La mattina dopo la trovai accoccolata alla sua bambola come una bambina si accoccola al seno materno.
By Maverick

lunedì 29 dicembre 2008

IL BALLERINO NELLA NEVE


In casa di un amico ho conosciuto un ragazzo dell’Avana la cui storia è singolare, ma non credo tanto diversa da quella di altri extracomunitari che sono espatriati in cerca di un futuro migliore, ma che non hanno avuto fortuna.
Il ragazzo è partito nel 2005 da Cuba ed è approdato in Italia, dove ha chiesto asilo politico adattandosi a svolgere diversi mestieri. Quando ci siamo presentati mi ha detto di essere di Miramar suscitando il mio stupore poichè in questo barrio risiedono persone benestanti. Così ho voluto fare una battuta chiedendogli se lui tambien tiene plata ? In un primo momento mi ha guardato sorpreso poi mi ha risposto che la sua famiglia in Cuba non sta male, che sua madre è un famoso neurochirurgo e sua nonna è proprietaria delle case dove vivono tutte le famiglie dei suoi discendenti. Il mio amico mi ha anche confidato che ha anche una sorella nel governo. Così gli ho chiesto di raccontarmi un po’ la sua storia e il motivo per il quale preferisce restare qui arrangiandosi piuttosto che tornare a Cuba. Mi ha risposto che finché c’è il comunismo non può tornare a casa e se ci va per le leggi vigenti deve farlo da turista e non può restarci più di tre settimane. Pertanto, considerate anche le poche finanze di cui dispone, al momento vuole rimanere nel nostro Paese dal quale si aspettava qualcosa in più e che qua la vita non è come immaginano a Cuba.
Ho voluto parlargli della mia passione per l’Isla Grande, per la musica cubana e così mi ha fatto partecipe del fatto che lui a Cuba era coreografo e ballerino di danza classica, di aver lavorato nella compagnia di Alicia Alonso e di essersi esibito anche nei locali per turisti come il Tropicana e la Casa della Musica. Credo alle sue parole perché ha risposto in maniera appropriata alle domande che gli ho fatto.
In Italia non ha trovato nessuno pronto ad offrirgli una vera opportunità per svolgere la sua arte anche tra cubani che hanno aperto scuole di salsa nel nostro Paese.
Così è costretto ad arrangiarsi lavorando come operaio stagionale nelle strutture turistiche dove qualche volta incontra nostri connazionali che si vantano di essere insegnanti di ballo mentre il più delle volte si tratta di gente che svolge questa attività come secondo lavoro e in maniera piuttosto approssimativa.
Durante l’estate, mi ha spiegato il paesano, per un po’ di tempo anche Ernesto, così si chiama il cubano, ha ballato ma chi lo ha ingaggiato lo ha preso in giro e pagato poco, così dopo poche settimane è rimasto senza soldi e il mio amico quando si sono sentiti per telefono si è mosso a compassione. Così ha messo mano al portafogli per pagargli il biglietto del treno da Milano a Pescara dove è andato a prenderlo alla stazione. Qui ha trovato una persona denutrita e non ha potuto fare a meno di ospitarlo a casa sua dove si trova tuttora.
Gli ha anche cercato un lavoro, ma non è riuscito a trovare di niente di meglio che un posto da parcheggiatore su un piazzale antistante un impianto di risalita a 2.000 metri.
Così, lassù, questo ragazzo venuto da lontano per realizzare i suoi sogni , suo malgrado, costretto dal freddo a battere piedi e mani, danza nella neve.

domenica 28 dicembre 2008

El viejo ciego en la calle de Guanabo...


Tumbona...



Una piñcolada da sorseggiare;

Qualche sigaretta da fumare;

Una strada di fronte;

Il fruscio del vento;

Il rumore del mare in lontananza…. ed una pace interiore che pagandola no ci sarebbero abbastanza danari per poterla comprare.

Un grazie a tutti,verso le 5000 visite

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Era il 26 aprile quando tornato da Guanabo mi girava in mente di farlo anchio.
Le mie scarse conoscenze tecnologiche non mi davano tanta speranza di riuscita;
infatti il risultato non fu dei migliori (a mio avviso).
Non sono mai stato e non lo sarò mai un fotografo ma mi ha fatto tanto piacere che cosi tanta gente abbia avuto l'interesse di visionare la mia piccola raccolta di foto, senza dimenticare la partecipazione con delle spettacolari foto di maverick.
Tanta gente in questi mesi mi ha scritto chiedendomi informazioni su case,disco y otro segno che la passione per questo piccolo paesino è ben alimentata da tantissimi nel mondo.
Forse è anche per questo che tre malati di cubanite stanno dando vita con il proprio prezioso contributo alla realizzazzione di questo blog.

Sogni e illusioni





Proprio questa notte avvolto in uno sogno speciale sotto alle coperte,al riparo dal freddo che mi perseguita oramai da diverso tempo,in me si realizzava il pensiero di allontanarmi da questo buio.


Alla ricerca di altri sorrisi,di altri rumori,di altre fatiche,di altre lontananze......







.........una torbida sorpresa,ben lontana da quello che in sogno avevo visto,
non è possibile è arrivata la neve al mare!!!!!!!!!!!

venerdì 26 dicembre 2008

Campo Florido,io lo dicevo che li si mangiava bene!




Una gallina cubana ha deposto l’uovo più grande del mondo

Una gallina ha deposto un uovo di 180 grammi a Campo Florido, nella periferia della capitale cubana, superando di 10 grammi quello che appare nel Libro del Record Guinness.

Teófilo Martinez, il padrone della gallina ha detto che anche se ha allevato polli per tutta la vita, è rimasto stupefatto quando ha visto quell’uovo.

"La gallina stava bene, ma non si poteva accomodare nel nido e per questo sono andato a vedere che succedeva e l’ho visto”, ha dichiarato.

Poi ha chiamato i suoi nipoti che hanno portato l’uovo da un gioielliere per pesarlo su una bilancia elettronica.

La macchina ha segnato 180 grammi. Un bel peso!

Nel Guinness appare come l’uovo più grande del mondo un esemplare di Lanzarote, in Spagna, di 170 grammi, ma l’agenzia Prensa Latina ha reso nota l’8 lugliola deposizione di un uovo di 171 grammi nella provincia cubana di Guantánamo, che aspirava ad entrare nel famoso libro.

Il possibile nuovo campione ora si conserva nel frigorifero di Teofilo, aspettando il termine della documentazione per avallare il nuovo record.
(Traduzione Granma Int.) L'Avana. 30 Luglio 2008

mercoledì 24 dicembre 2008

auguri e...






Cosa è il Natale senza le luci e gli addobbi…


Cosa è il Natale senza regali da scartare…


Cosa è UN Natale senza lo spreco e l’eccesso…


Cosa è la nostra luce di fronte ad una che piano piano si spegne.



“Zimbabwe, a rischio epidemia da colera per oltre 60 mila persone”


Ieri leggendo questa notizia, ed avendo sotto mano un libro che parlava d’Africa, mi sono saltati negli occhi questi versi:



“Natale in Biafra”



No, nessuna vergine col bambino
potrà mai uguagliare la scena di tenerezza
di una madre verso quel figlio
che presto dovrà dimenticare



L’autore è un poeta Africano, Chinua Achebe.


Buone feste a tutti ed avanti progresso.


AUGURI

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lunedì 22 dicembre 2008

Biglietto di auguri

"Quando è arrivato dicembre viene Natale è l'anno vecchio è marcio e degradato, mi sembra a volte che sia giunto il giorno e che il prossimo sarà il più fortunato. Auguri Caterina buone feste, dimenticati i giorni alla risaia e di a tua figlia che l'amore è bello ma di orfani ne abbiamo a centinaia. Mi scopro in mente tutte le avventure di quando mi nutrivo di illusioni pensavo a tutti gli uomini normali perfino in uniforme con i galloni. Auguri Margherita buone feste,vorrei vederti sempre più sicura guardare gli altri dritto dentro agli occhi, la vita è tanto bella quanto dura. Ci fu una sera dentro ad un fienile ,prestatoci dal nonno di Teresa , che dopo quattro balli e poco vino per riscaldarci andammo tutti in chiesa. Auguri Raoul* e Alberto buone feste vorrei saperci un giorno tutti uguali che tutti quanti avessimo diritti e specie dentro i carceri speciali Quella volta verso mezzanotte trovammo aperto il bar della stazione cosi coi camerieri sulla piazza giocammo fino all'alba ad un pallone. Auguri vecchi amici Buone Feste , vi ho sempre amato molto e non lo dissi vorrei vedere un mondo senza ladri politicanti preti e pregiudizi. Cosi Natale è il tempo degli auguri, e l'anno vecchio va buttato via. Speriamo che sarà la volta buona , che avremo il più bell'anno che ci sia." *nel testo originale il nome è Carlo (Testo di P.A. Bertoli)

venerdì 19 dicembre 2008

Bailando Salsa

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da ivancuba999

Guardando il video

Mi tornano in mente le parole del mio professore di italiano al liceo che ci ammoniva dicendoci:

QUESTE ORE VI PESERANNO COME CAPPE DI PIOMBO !!!
sensazione credo condivisibile da coloro che provano una forte nostalgia per Cuba.

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mercoledì 17 dicembre 2008

PARADISE Bruce Springsteen

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Avevo scelto questa canzone per l´amico Raoul e per la sua slides...ma ho
ritenuto opportuno postarla e condividere con voi questo momento di poesia
interiore del Grande "Boss" che ben si accosta a momenti di intimità interiore
con l`amore per cuba e le cubane... e quindi potremo dire:

Trattengo il respiro e chiudo gli occhi

Immagino di sfiorarti i capelli

Di sentire il sapore della salsedine nelle tue labbra

Di sentirmi addosso i tuoi occhi

Di sentirmi addosso il tuo odore

Chiudo gli occhi e trattengo il respiro

Immagino una montagna di neve che trattenga il mio amore per te

Immagino il sole nel deserto che riscalda la mia passione per te...

Ed un fiume che scorre lento come i miei pensieri sul tuo viso

Trattengo il respiro e chiudo gli occhi..ma forse sono già in paradiso.

Omara Portuondo

martedì 16 dicembre 2008

PANTANI





























està llegando...



Oggi il mio cuore ride di gioia..ma un anno e mezzo fa piangeva di dolore e scrivevo le parole sottostanti.

Figlio mio
Nella notte buia e solitaria mi scendono le lacrime come in un rubinetto difettoso
ogni goccia è un tonfo al cuore che morire mi fa
Piango per un qualcosa che ho perduto ed in segreto cullo il desiderio di ritrovarlo
Piango per quello che il mio cuore vorrebbe dirti ma il mio orgoglio impedisce di esprimere
Piango…piango nella mia maschia solitudine piango solo per te figlio mio

Habanera


E' necessario che ci mettiamo brevemente d'accordo questa città sa e ignora quello che fa coltiva l'impossibile e esporta l'estati e ci sono mulatte in tutti i punti cardinali. Qui l'amore transita saporito e sovversivo e ci sono mulatte in tutti i punti cardinali. Nulla di questo è eccesso di rum o di delirio.


(M. Benedetti e J.M. Serrat)

en un dia de descanso de la playa...a paseo por La Habana
























































Quest'isola ha tante bellezze femminili di tipo originale, per le gocce di sangue negro che hanno tutti i cubani. E' quanto più nero, tanto meglio.Qui la mulatta è una donna superiore in bellezza, distinzione e delicatezza. Quest'isola è un paradiso. Cuba. Se mi perdo, cercatemi in Andalusia o a Cuba.




(Federico Garcia Lorca)

Quando ci sarà la luna piena

andrò a Santiago di Cuba,


andrò a Santiago,


su una carrozza d'acqua nera.

(Federico Garcia Lorca)


Ai bambini di Playa Giron e a tutte le piccole creature del mondo con l'augurio di essere abbastanza forti per immergersi e prendere il largo nel mare della vita


lunedì 15 dicembre 2008

La curatrice di sogni


La vedo per la prima volta alla disco Bellomonte di Guanabo, una cascata di riccioli neri ed un fisico da pantera; Pantera addestrata alla caccia, al sangue, alla sopravivenza…alla giungla della vita. La conosco per caso, facendo il ruffiano al mio amico, il quale aveva visto una ragazza (propriamente di quella compagnia) che gli piaceva. Poche parole…e la pantera inizia la sua battuta di caccia…ha trovato la preda (sanguinante) della serata…si è accorta che mi piace; balla il reggueton che è una favola, si muove come un cobra richiamato dal piffero del suo padrone…i suoi movimenti sono di puro richiamo “sireneo”…lavora. Smette di ballare e si siede sulle mie ginocchia..”Mi offri una cerveza?…Claro!!! La farandula si muove, scende più a valle…si va al Trebool. “Tu che fai? Mi chiede”…Che faccio?..oramai l’organismo aveva innestato la marcia del testosterone, impossibile mettere in folle…la marcia va avanti. Puntata al Trebool poi a casa a Guanabo…l’esultanza del corpo lo richiede. In camera la pantere perde la sua aggressività, più cauta, guardinga, quasi a disagio…alza il tono della voce e lo abbassa senza motivo specifico…sembra una bambina che fa le bize. Chiede che spenga la luce…“non ci sto“, non mi piacciono gli appuntamenti al buio (già era scuretta lei)..optiamo per l’abajour…le accarezzo il corpo disegnando dei piccoli percorsi con le dita, lei ride “soffre il solletico”..la bacio, ma lei è molto tesa. Facciamo l’amore; è passionale, vivace nei movimenti…il suo odore mi piace…ma è pur sempre una transazione. Credo che ad un certo punto lei abbia voluto concludere…”odio queste cose, mi infastidiscono e mi raffreddano l‘istinto”. Bene! Se deve concludere, vediamo di agevolarne l’operato…”elaboro un’orgasmo teatrale da lieto fine”…bellissimo, degno di quel teatro a cielo aperto che è cuba. Scende il ghiaccio tra noi…non la guardo nemmeno, può restare o chiamare un taxi ed andar via…il tutto mi è indifferente…il tutto è irreale. Poiché l’uomo in quei momenti sa essere perfido..Gli confido che avevo “finto” che le sue movenze sensuali nella disco non erano riportabili ad una azione reale…“di puro sesso”. Forse la mia arroganza, forse il suo stesso desiderio di far sesso, hanno fatto si che la serata prendesse un’altra piega…un’ altro spirito. Come un incendio che si ravviva con il vento di maestrale, ci ritroviamo nuovamente avvinghiati l’uno con l’altro, le nostre lingue intrecciate, come due serpenti in amore, ci trasportano verso la passione più assoluta. Il suo corpo sussulta, ha acquisito più libertà, il profumo di sesso ci inebria nella stanza…la mente stacca, nella stanza non c’è il turista e la jinetera…ci sono due amanti che colgono quel frutto prelibato che è l’amore. Amore fatto di sesso, passione e piacere reciproco senza restrizioni o muri da abbattere. Con Maylin continuerò a vedermi, almeno per i successivi 14 gg. Mi raccontò che era in attesa di sposarsi con un anziano connazionale del Triveneto…e che, dopo il matrimonio, sarebbe scappata alla volta del Canada, poiché, in quest’ultimo paese, c’era la persona legata al suo cuore…un ragazzo di 35 anni il quale lei asseriva di amare. Non so se il suo racconto risponda a verità, e forse poco mi importa, fatto sta che il giorno della partenza abbiamo festeggiato (la mia e la sua combriccola) a base di birra e risate di allegria, ci siamo lasciati senza particolari riferimenti. Ci siamo lasciati solamente con la gioia di aver passato e condiviso dei bei momenti insieme.
Cuba 2004...il mio primo racconto.

L'alma de cuba...los niños


















Certe giornate rientravo dalla spiaggia per mangiare un panino en mi casa.

Con tranquillità mi facevo il consueto caffè…e dopo mi sedevo nel patio a gustarmi un goccio de ron en tranquilidad…

Tendevo l’orecchio al vociferare esterno ma mai il mio orecchio udii il pianto de un niño…
solamente le loro rise o un lungo richiamo;aabuelaaaaaa!!!!!!!!




domenica 14 dicembre 2008

Pequeña bahìa




Questa è la storia di una piccola barca che presto inizio a solcare i corsi d’acqua…

Corsi d’acqua che sempre non sono stati limpidi…ma la limpieza, a volte, non è quello che si fa o si raggiunge…la limpieza a volte è semplicemente quella che si ha dentro.

La piccola barca inizio a navigare in tenera età ed al suo timone si avvicendavano diversi comandanti; cubani, europei, nortamericani e asiatici.

Tutti avevano una unica rotta…quella commerciale…

Quella del sesso.

Ma la barca non faceva ne sconti ne differenza sulla diversità dei suoi comandanti…la vita, se pur di giovane età, gli aveva insegnato a mordere gli attimi ed impartito molte lezioni…una increspatura può generare un’onda e un’onda può trasportarti a riva o a largo e farti perdere l‘orientamento…dipende dalle tue necessità, dalle tue esigenze.

Navigando per mari, a volte, l’onda era supportata dalla poesia e quindi risultava più amabile, più leggera, più romantica.

Altre volte l’onda era supportata dall’alcol delle troppe birre bevute…rilasciando quel retrogusto amaro che nella vita ti da l’impressione di essere in balia di eventi a te sconosciuti…ti sembra che non ce la puoi fare…di essere “la vita del tuo fallimento” e non il fallimento della vita.

Ma il tutto era relativo…superabile e superato; il fine prima di tutto…guadagnare la riva.

A volte la riva mutava in un vestito nuovo, un profumo Francese…la comida per se e per la sua famiglia.

La piccola barca tentò la grande traversata oceanica…senza successo, o forse non era il suo momento…o forse il suo momento non era in quei freddi e lontani mari…la solitudine e già di per se fredda ed oscura, ma passarla in mari sconosciuti è uno tormento sia per la vita e sia per la mente.

La piccola barca ritorno “en la suya pequeña bahìa”, nelle sue calde ed accoglienti acque.
A volte la notte era rischiarata da una luna bianca che risplendeva alta nel cielo…a volte la notte era oscura e le fronde degli alberi circostanti cantavano note simili ad ululati di lupi in terre insidiose.

Ma la riva quasi sempre veniva guadagnata.

Poi un giorno giunse un nuovo capitano, un capitano senza arte ne parte e provarono a viaggiare qualche volta insieme.

Pochi momenti….intimi momenti.

La piccola barca si accorse che questo nuovo marinaio navigava per il semplice piacere di navigare e non per colmare distanze o per raggiungere e numerare i porti da lui toccati.
Esso navigava senza una meta e la meta navigava in lui.

Lei dal canto suo attenuò le sue virate…molti capitani che la guidarono in passato, si scoprirono inconsapevolmente ad essere guidati da lei e seguire rotte da lei indicate.

…a volte l’onda ti porta a riva o al largo facendoti perdere l‘orizonte….

La barca si addolcì e fece emergere quanto bello aveva in lei che forse mai era stato raggiunto o stimolato.
Poi un giorno arrivo anche per lei la sua onda perfetta…ma non era il capitano.

Era un’onda dolce ed aveva il senso di una vita, gli nacque dentro ed in lei cresceva dando un rinnovato spirito a quella piccola barca sperduta.

Quell’onda ora è in quella piccola insenatura dove la piccola barca sta di guardia come un vecchio pirata sulla sua isola…sul suo bastione; nessuno gli tocchi il suo tesoro.

La notte, quando una coperta di stelle avvolge la piccola e solitaria baia, la barca volgerà il suo sguardo al cielo e sognerà che quella piccola onda sviluppatasi nella sua baia, pian piano cresca ed acquisti la forza per guadagnare il largo ed immergersi nel mare della vita.

Isola di Cuba 08/08/2008

Para un libre desarollo del los queridos Pedro y Raoul

Havana "documental"

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da videotrading

sabato 13 dicembre 2008

Sabes que es gente de zona?

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sabes que es gente de zona? (tu sabes?)
sabes que tienes q hacer para ser come gente de zona?es imposible.. (seguro)
porque simplemente tienes que saber que en la calle tienes que tener conocimento de lo que es vivir en un bario humilde tienes que aprender a relacionarte con la gente (claro)y tener presente.... que nosotros mismos somos la gente....!

Questo post è dedicato ai miei amici compagni di viaggio!

Questa canzone verrà ricordata e abbinata per sempre al nostro ultimo viaggio!

Bei ricordi vero?

venerdì 12 dicembre 2008

gnam...gnam...


La Stazione Di Zima


C'è un solo vaso di gerani dove si ferma il treno,

e un unico lampione che si spegne se lo guardi,

e il più delle volte non c'è ad aspettarti nessuno,

perché è sempre troppo presto o troppo tardi.

-Non scendere- mi dici,- continua con me questo viaggio!-

e così sono lieto di apprendere che hai fatto il cielo e milioni di stelle inutili come un messaggio, per dimostrarmi che esisti, che ci sei davvero:

ma vedi, il problema non è che tu sia o non ci sia:

il problema è la mia vita quando non sarà più la mia,

confusa in un abbraccio senza fine, persa nella luce tua sublime,

per ringraziarti non so di cosa e perché

Lasciami questo sogno disperato di esser uomo,

lasciami quest'orgoglio smisurato di esser solo un uomo:

perdonami, Signore, ma io scendo qua, alla stazione di Zima.

Alla stazione di Zima qualche volta c'è il sole:

e allora usciamo tutti a guardarlo,

e a tutti viene in mente che cantiamo la stessa canzone con altre parole,

e che ci facciamo male perché non ci capiamo niente.

E il tempo non s'innamora due volte di uno stesso uomo;

abbiamo la consistenza lieve delle foglie:

ma ci teniamo la notte, per mano, stretti fino all'abbandono,

per non morire da soli quando il vento ci coglie:

perché vedi, l'importante non è che tu ci sia o non ci sia:

l'importante è la mia vita finché sarà la mia:

con te, Signore è tutto così grande, così spaventosamente grande,

che non è mio, non fa per me

Guardami, io so amare soltanto come un uomo:

guardami, a malapena ti sento, e tu sai dove sono...

ti aspetto qui, Signore, quando ti va, alla stazione di Zima.

giovedì 11 dicembre 2008

La vita segreta



Dalla mia terrazza sul tetto
L’Avana di notte fiocamente illuminata frugale e stoica
L’Avana sopporta questi anni come una vecchia dama /
saggia e silenziosa
Non schiude le labbra per protestare
e si lascia leccare il costato dalla schiuma e dalla salsedine
La vecchia signora cela le sue ferite occulta le sue cicatrici e mi confessa /

a tarda notte:Non importa tu passerai tutti passeranno

Io sono eterna e sarò sempre qui con il mio enorme cuore che palpita al vento Dono il mio amore / e non soffro
Sono la città di pietra

La città eterna.


© Pedro Juan Gutiérrez © della traduzione di Danilo Manera

Il paradiso che non c'è



Questo racconto nacque da un disaccordo.

Lessi di una jinetera “que mecanicaba” un diversamente abile.

Al di là dei nostri personali pensieri, in seguito scrissi questo racconto.

È frutto di fantasia, ma nel tempo ho saputo apprezzarlo e ricondurlo “quasi” alla realtà…forse guardandomi interiormente.

Buona lettura

Mario abitava ai piedi dell’Appennino Modenese. Sin dalla prima infanzia incontrò gravi difficoltà a relazionarsi con i suoi coetanei…tutti più svegli e più belli di lui.
Tutti i suoi compagni facevano colpo sulle ragazze e sugli adulti con la loro simpatia e la loro imberbe gaiezza….men che lui.
Lui era l’eterna tristezza.
E per giunta ci si metteva anche quella andatura dinoccolante, dovuta ad una malattia infantile, che lo faceva sembrare un pescatore sul ponte del suo peschereccio in balia del mare in burrasca.
Si la sua vita era tutta una burrasca proprio come quel peschereccio che faticava ad entrare in porto…il porto della vita, quello che ti culla e ti fa sentire protetto e sereno dai forti venti e dalle tempeste.
Mario, crescendo, non aveva coltivato passioni come i suoi coetanei….Mario si era limitato a coltivare la terra come suo padre e suo nonno….le sue ambizioni erano un buon raccolto e le sue speranze una buona stagione.
Unico svago il sabato sera si concedeva un’uscita al bar del paese. Il bar del paese era piccolo, tutti ci si conosceva, tutti sapevano tutto di tutti.
Alcuni giovanotti, ex compagni di scuola, più volte gli avevano proposto di andare con loro in una discoteca di modena…cosa che timidamente rifiutava ma segretamente desiderava.
Più volte si era scoperto a spiare questi ragazzi nei loro discorsi di “combricola“…donne, bevute, scherzi, viaggi in terre lontane e candide valli dove, nel suo pensiero, erano già ricoperte di verdi pampini.
Parlavano di avventure facili nella vicina riviera romagnola dove audaci vichinghe si spogliavano senza pudore…e la notte si concedevano quasi senza chiedere il nome di colui che veniva premiato da ore d’amore.
Parlavano di spiagge tropicali dove il sole bruciava la pelle e rinfrescava gli istinti…luoghi dove le donne sfrontatamente ti sorridevano in strada….ed alcune, le più audaci, ti tiravano per la camicia proponendoti di entrare in paradiso….il loro.
Mario pensava che questi discorsi non avrebbero attecchito nella sua anima….lui pensava che una volta uscito dal bar e guadagnato la campagna, questi discorsi, si sarebbero volatilizzati come bianchi fogli di carta dopo un soffio di vento.
Ma non era cosi! I fogli di carta, a sua insaputa, ritornavano la sera…silenziosi e nelle ore buie, quando da solo nel letto, iniziava ad imbrattare questi fogli bianchi con sogni che salivano dal angolo più recondito del suo cuore.
Fantasticava in queste terre lontane assaporando le labbra di queste dolci fanciulle dalla pelle color cannella e gli occhi di un cucciolo di cerbiatto…le loro chiome scure ondeggiavano come il grano nel mese d’aprile mosso da un flebile vento e la testa era coronata da stupendi fiori come i prati di margherite sbocciate ai primi soli primaverili…..Mario sognava e fantasticava e non se ne era accorto che stava davanti ad una agenzia di un grande supermercato provinciale….si destò e le immagini che sino a poco prima gli scorrevano nella mente le rivide in quella vetrina dell’agenzia viaggi che pubblicizzavano un mare turchino in una zona chiamata Playa del Est nell’Isola di Cuba.
La visuale che aveva di questa isola era per lo più legata ad un pensiero ideologico fortemente condizionato dalla dislocazione politica dei suoi concittadini…..Mario pensava a Cuba come un luogo presidiato da eterni combattenti e che ogni occasione era buona per tirar fuori la vecchia bandiera di colore rosso…..ed unirsi in una lotta impari verso la tirannia a colpi di slogan.
Ma per giorni il ricordo di quelle fantasie lo attanagliò e più volte, perdendosi nei propri pensieri, si ritrovò a pensare a quelle donne con sembianze di angeli.
La vita di Mario scorre molto lentamente tra lavoro e casa…. vita di tutti i giorni fatta di semplicità e quotidianità da sembrare che ieri può essere domani e domani può essere tranquillamente oggi.
Passano i mesi e gli anni ma Mario non aveva scordato quella sensazione molto simile all’euforia che aveva caratterizzato quel dato momento davanti a quella insignificante agenzia del centro commerciale. Tant’è che un giorno, come un automa, si ritrova proprio davanti a quella agenzia e con inaspettata caparbietà entra chiedendo propriamente “Cuba, Playa del Est”.
Mario, circa un mese dopo, era in partenza per l’Isola di Cuba.
Arrivo a notte fonda all’aereoporto de La Habana, il buio la faceva da padrona e si insinuo nelle sue narici un odore nuovo….pungente ed inebriante.
Questo odore Mario lo relego nelle sue profonde memorie e lo elaborò a suo piacimento…..ne trasse un profumo nuovo, quasi a ricordargli il profumo del campo appena arato o dell’erba appena tagliata.
Questo nuovo posto gli piaceva.
Mario si ritrovo a sorridere compiaciuto della ritrovata serenità ed il suo ritrovato coraggio di accostare cose sue ad un paese lontano e che non gli apparteneva….si ritrovò a camminare sicuro di se incurante del suo andamento dinoccolante….sembrava che finalmente il peschereccio giungesse in porto guidato da nuovo spirito e nuovo ardore.
Nessuno badava alla sua andatura.
Nessuno badava alla gamba sinistra di qualche centimetro più corta dell’altra, la gente gli sorrideva ed a sua volta si ritrovò a sorridere alla gente.
Mario aveva trovato un automatismo nuovo che lo faceva sentir bene.
Il suo Hotel era vicino ad una discoteca e Mario la sera si portò solitario in questo luogo come se fosse sua consuetudine….era un uomo rinvigorito e pieno di energia…nulla lo fermava.
Arrivo davanti alla disco e quasi gli venne la tentazione di tornare indietro.
Un serpentone umano si formava davanti all’entrata….avrebbe passato ore nella estenuante attesa per entrare.
Ma come se avesse un appuntamento col destino, un signore lo chiamò e lo invitò ad accomodarsi all’ingresso per l’emissione del biglietto di entrata.
Mario si domando che non fosse tutto uno scherzo del destino e qualcuno lì dall’alto si prendesse gioco di lui.
Nel locale attirò la sua attenzione una bellissima mulata che guardava in sua direzione…..
Mario si girò varie volte per vedere se dietro di lui vi fosse qualcuno, poiché, era impossibile che quella donna cosi bella guardasse lui.
Lui che non veniva guardato neanche da quelle bruttine del paese.
Mario si prese da bere e si sedette vicino alla pista, mai in vita sua aveva visto questo turbinare di corpi in movenze così sensuali…coppie ballavano e intrecciavano in una elegante ed inebriante danza di desiderio e di passione.
Mario tirò su il naso e sentii l’inebriate odore del mosto nel mese di Ottobre.
L’inebriante odore altro non era che lo sguardo della mulata che, come il mosto, attira i piccoli moscerini nella sua trappola mortale.
Le si avvicino e dopo spiccioli convenevoli uscirono dalla disco per andare nel residence li vicino. Si spogliarono, lei aveva un odore ed un sapore nella pelle che Mario ricondusse alla frutta appena colta…accarezzava i suoi seni, piccoli e duri, con timidi colpi di lingua e piccoli soffi nei capezzoli scuri e turgidi.
Lei gli bacia il torace e scende sino all’inguine.
Risalendo con furia ed intrecciano le loro lingue come due serpenti in amore….lui scende e gli bacia il sesso.
Era profumato e quella mancanza di peli gli da quel senso di immacolata pulizia e di purezza infantile che quasi sente fischiare le orecchie dalla tanta eccitazione che sprigiona quel corpo a lui sconosciuto.
Non parlavano ma ansimavano e nell’aria della stanza aleggiava il tipico odore del sesso…..quell’odore che entra nelle cavità del cervello e poi fuoriesce come un fiume in piena generando la pura passione….passione di due corpi avvinghiati che gridano ed esultano sino allo spasimo.
Ore dopo, nella solitudine della sua stanza, Mario ripenserà a quanto è stato fortunato a poter volare sulle nuvole bianche e poter guardare dall’alto l’oceano Atlantico….e forse tra quelle nuvole ha scoperto un pezzo del suo paradiso che non c’è.
Testo di Maverick

compartimos ...


Trovati un lavoro e una moglie perbene. Tuo padre ha ragione, finirai in galera se continui con le sbronze e le donne di strada. Quella è carne di cane figliolo. Carne di cane. Non te ne rendi conto ?

Pedro68 y suo tocayo Pedro Juan Guitiérrez

mercoledì 10 dicembre 2008

me llama


Dal primo momento ho notato nei dolcissimi occhi neri della domestica un certo interesse nei miei confronti. Infatti già dal momento in cui ho messo piede nella casa di Cojimar la ragazza si è dimostrata particolarmente premurosa e gentile nei miei riguardi, ringraziandomi tutte le volte che ho elogiato la sua comida. La conferma del fatto che lei avesse un debole nei mie confronti l'ho avuta subito. Me ne sono accorto dalla faccia che ha fatto quando sono rientrato a casa accompagnato dalla chica della prima notte. Una ragazza rimorchiata sul Malecon solo per il gusto di festeggiare il mio ultimo viaggio. La domestica quando è venuta ad aprirmi la porta del garage non è riuscita ad trattenere uno sguardo di disapprovazione nei miei confronti. Insoddisfatto della scopata con la jinetera il giorno seguente tra il serio e il faceto le ho chiesto dove è possibile in quel barrio incontrare delle ragazze che non siano pute. La sua risposta, soy yo è stata un'ulteriore conferma alla mia tesi. Però io non ho dato peso alle sue parole, nonostante mi faceva piacere restare a conversare con lei, così l'ho invitata ad una cafeteria a tomare algo. Dopodiché siamo rientrati a casa, lei alle sue faccende domestiche, io a prepararmi per vivere la mia seconda noche habanera che seguiva lo stesso copione. Unica differenza luogo e attrice. Infatti dopo avere passato un paio d’ore al tavolo di una cafeteria posta in una traversa di calle Marti, sono tornato a casa accompagnato da una studentessa di Santiago. La cosa chiaramente ha provocato un altro colpo al cuore della cameriera. Il giorno dopo sono uscito presto per accompagnare a scuola la negra approfittando per fermarmi in una barberia. Questa esperienza meriterebbe un altro post. Perchè a Cuba anche il personale del salone lavora con dei tempi che da noi sarebbero inaccettabili. Nel mio caso la mia testa è rimasta oltre un’ora nelle mani di un anziano barbiere che dopo avermi tagliato con cura i capelli e la barba mi ha massaggiato il viso seguendo un protocollo molto elaborato. Certamente il tempo in barberia è tato speso bene perchè al mio ritorno, vedendomi così pulito e sbarbato la ragazza di Coijmar è andata in estasi facendomi i complimenti per il nuovo look que lindo tu es. Il pomeriggio, in vista della cena di rapprresentanza di Maurizio il manager imprenditore amico del Papito, avevo pensato di riposare qualche ora. Però non ci sono risucito perchè dei ragazzi molto educati che girano intorno all'abitazione mi avevano chiamato dicendomi di andare sul balcone in quanto c'era uno spettacolo che poteva interessarmi. Infatti sulla spiaggia alcune persone tra le quali un santero stavano praticando un rito in onore Yemahia e siccome avevo detto loro di essere interessato alla santeria hanno pensato di farmi cosa gradita venendomi ad avvisare. Dalla terrazza di casa ho potuto filmare tutta la scena.Verso le sei sono uscito perchè prima di andare alla festa dell'impresa sarei dovuto passare a prendere la ragazza della seconda notte, la quale però è mancata all'appuntamento. Così mi è toccato andare da solo al'hotel Melia Avana, dove sono stato ricevuto da Marco, alias Papito Habanero. Dopo un pò è arrivato anche l'ingegnere Giovanni dal Pian (Giòcaribe) accompagnato dalla sua elegante signora. Insieme abbiamo passato una bella serata, ho tenuto anche un piccolo show insieme al cantante della band Clan, catturando l'attenzione di tutti. A dispetto di Trophies che dice che ho una faccia da funerale ho fatto divertire la maggioranza dei presenti. Nel corso della serata abbiamo telefonato a Cocoloco e gettato le basi per la nostra trasferta a Las Tunas. Dopo essere passato a riaccompagnare Giocaribe e signora sono tornato nella mia abitazione di Cojimar. Apriti cielo ! Vedendomi arrivare da solo alla paffutella chica de la casa gli hanno brillato gli occhi. Avete fatto caso che negli occhi delle cubane quando qualcuno gli va a genio si vede come un luccichio e il loro sguardo diventa ancora più magnetico. Così accompagnandomi presso la porta del mio quarto, adiacente al suo, nel darmi la buonanotte ha precisato, Pedro se necesita de algo me llama. Quale proposta più esplicita, cosa avrebbe potuto servire a un bandolero alle due di notte. Così mi sono messo a letto, però ripensando a quella frase non sono riuscito a prendere sonno e facendomi un pò di coraggio mi sono inventato una scusa. Ho bussato allora alla sua porta e sfiorandole la mano le ho detto che la televisione che sta nella mia camera non si vedeva. Ha fatto finta di non capire, chiedendomi perchè volessi vedere la televisione a quell'ora e che se proprio non potevo farne a meno sarei potuto andare da lei. Detto fatto, con la scusa di vedere un film in DVD mi sono trasferito nel suo quarto. Chiaramente lei capisce che io ho afferrato il senso delle sue parole, così ha lasciato che mi sdraiassi sul suo letto, rassicurandomi che l'anziana duena dormiva abbajo e che non avrebbe poturo sentirci. Ci siamo messi ad ascoltare un pò di musica e mi sono accorto che ha degli ottimi gusti. Infatti dalla sua collezione di cd abbiamo estratto una raccolta di Bola de Nieve che include anche delle canzoni in italiano. Anche se grassottella questa ragazza es muy carinosa. Mi ha raccontato un pò della sua vita di trentenne laureata in geografia, ma che per migliorare il suo tenore di vita lavora come domestica in questa casa de renta. Ci siamo tolti quei pochi indumenti che avevamo, gli ho accarezzato i lunghi capelli neri che incorniciano un viso quasi pallido, abiamo fatto l'amore come se ci conoscessimo da tempo. Nonostante non sono potuto andarle dentro per via del marchese entrambi abbiamo avuto un orgasmo richissimo. Poi finito il capolavoro, il cui ricordo sarà in me sempre vivo, ci siamo affacciati alla finestra a fumare e a scambiare ancora le nostre idee di ragazzi cresciuti che hanno fatto perfino l'università anche se a 10.000 km di distanza. Abbiamo indugiato ancora un pò con gli sguardi persi nel buio e immersi in un silenzio rotto solo dalle onde del mare che si frantumano sugli scogli. Poi, quando il sonno ha preso il sopravvento accompagnato dal rumore della risacca che faceva da colonna sonora ad una delle mie più belle notti cubane mi sono incamminato verso la mia stanza.Pedro, nov. 2006

Passeggiando per Guanabo