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giovedì 29 gennaio 2009

Gotas de Cuba...


Quel pomeriggio d'estate la strada accidentata faceva oscillare prepotentemente il cassone del vecchio camion e ad ad ogni balzo, la massa umana si spostava all'unisono da una parte all'altra entrando inevitabilmente in contatto. Corpi accaldati di giovani uomini e donne si toccavano, braccia e gambe si sfioravano e anche se per un solo istante ci si ritrovava abbracciati a una creatura sconosciuta e selvaggia sentendo il suo forte odore di femmina appiccicato sulla pelle. Ero uno yuma eppure mi trovavo lì in mezzo a loro anch'io. Forse per vivere un'esperienza diversa, forse per non spegnere l'entusiasmo della mia novia che aveva proposto questa giornata al mare in compagnia della sorella e del suo giovane e vispo marito.
I profondi solchi scavati nella strada di sabbia battuta dai precedenti passaggi di questo e di altri mezzi carichi di gente costituivano i binari obbligati da percorrere per arrivare al mare. Finalmente, dopo una piccola macchia e qualche duna il mezzo si ferma beccheggiando e inondando l'aria con un ultima, fittissima nuvola di fumo nero. Si scende. L'euforia della gente si libera nell'aria rompendo il magico silenzio di quella spiaggia totalmente deserta. Le ragazze corrono scalze sulla sabbia ridendo, inseguite dai ragazzi che cercano di afferrale ma senza volerci riuscire e tutti finiscono in acqua in un tuffo ristoratore. Anche noi quattro abbiamo seguito l'esempio del branco e siamo a mollo in quella baia trasparente. Da quel punto di vista tutto sembra improvvisamente lontano. Le voci e le risate degli altri sembrano lentamente scomparire in dissolvenza, così come l'immagine del vecchio camion che vomitando alcune nuvole di fumo denso si allontana dietro una curva e sparisce alla nostra vista. Mi volto verso la sorella di Lily e la vedo abbracciata appassionatamente al suo uomo a qualche decina di metri da noi, i corpi sono avvinghiati ma non in una posa romantica, sono evidentemente alla ricerca del piacere e si muovono ritmicamente. Poco più in là gli altri ragazzi sono spariti. Alcuni sono usciti dall'acqua e stanno cercando legna per accendere un fuoco, altri si sono appartati dietro le dune per fare l'amore. Ci abbracciamo anche noi, l'eccitazione prende il sopravvento e scivolo dentro di lei, incurante di tutto ciò che mi circonda. Per un attimo la ragione prende il sopravvento e mi guardo intorno sperando che tutti gli altri fossero spariti. La sorella e il suo uomo erano controluce, lontani e quasi invisibili e tutti gli altri come d'incanto erano fuori dal mio campo visivo. Ci baciamo profondamente, dichiarandoci il forte desiderio di raggiungere il piacere. Lei inarca la schiena fremendo e io la sollevo fino a portarle il suo corpo minuto a pelo d'acqua. Le sposto appena quel piccolo triangolo di stoffa e mi tuffo ancora una volta dentro di lei per assaporare con la mia bocca quel suo frutto proibito e bollente. Quelle semplici parole che pronuncia una cubana mentre fa l'amore e che per un uomo cubano sono magari routine, per me suonano invece come musica celestiale innescando una gana pazzesca di prenderla e farla mia. La abbraccio ancora una volta e lei stringe le sue cosce intorno ai miei reni con una forza che non immaginavo potesse appartenerle. Entro ancora una volta dentro di lei e la sento stringermi ancora più forte di prima. Ci muoviamo nell'acqua come due creature del mare. Tutt'intorno a noi il silenzio, solo il rumore del mare e delle risate lontane, quasi indistinte. Mentre il sole scende maestoso sull'orizzonte infiammando l'acqua di quella piccola baia segreta, il nostro piacere esplode. Dopo quell'attimo fuggente di piacere ci furono il falò, balli, chiacchiere e ron, ma io non ricordo più nulla. Per me il tempo si è fermato in quel preciso istante e ogni volta che ci penso mi sembra così vicino da sentire ancora in bocca il sapore di lei.
Il sorriso di una mulatta è patrimonio dell’Umanità e dovrebbe essere protetto ad ogni costo. Forse è proprio per questo che ogni volta che mi recavo a Oriente mi toccava subire tutte quelle scocciature che normalmente avrei evitato girando bene alla larga. Prima tra tutte, la micidiale "visita parenti" che consisteva di fare visita a membri della famiglia collocati quasi sempre in località in culo al mondo, che disponendo sfortunatamente di un tur ero obbligato a onorare. E in pole position tra quei massacranti ricongiungimenti familiari, la mia dolce Lily ogni tanto sentiva il bisogno irresistibile di cercare il padre, separato ormai da tempo dalla mamma, ovunque lui fosse ubicato. Lui, un mulatto di circa 45 anni con un bel fisico e sempre molto curato, di professione camionista e sempre in giro per l'oriente cubano. Ma la verità secondo me è che con la scusa del lavoro sia soprattutto sempre a caccia di figa giovane e guajira. Così, inevitabilmente, quando a Lily scattava questo morboso deseo di rivedere il padre, si partiva e ovunque lui fosse lo si doveva stanare in una autentica caccia alla volpe. C'è da dire però che proprio grazie a queste "missioni" ho visitato posti e cittadine dell'oriente cubano che nemmeno immaginavo esistessero e ho conosciuto realtà particolarmente interessanti. Quel giorno mi disse che la tia di Moa aveva ricevuto una chiamata da Ysmael (suo padre) e che pareva fosse in pausa per qualche giorno o magari qualche ora a Nicaro, un postaccio sulla costa nord-est dalle parti di Mayarì con un inquinamento dell'aria davvero atroce a causa delle fabbriche e delle loro pestilenziali ciminiere. Ma lui era proprio lì. Confesso che ero un po’ imbarazzato per il fatto che suo padre era praticamente un mio coetaneo, anche perché allora sinceramente conoscevo poco le abitudini dei cubani, ma strinsi i denti e tirai avanti. Ma il vero disagio lo provai nel respirare quell'aria tossica di chissà quali misture chimiche che mi faceva venire il vomito. Eppure c'era gente che ci viveva a Nicaro e Ysmael faceva realmente sosta lì in un hotel per camionisti. Arrivammo sul posto tardissimo, dopo mille peripezie e solo grazie all'aiuto di un poliziotto che si prestò a metterci sulla strada giusta in cambio della botella. Il padre dormiva profondamente e lei lo svegliò. Baci e abbracci di rito e poi via, a bere qualcosa nella miglior tradizione cubana. Ma dove cazzo si va bere qualcosa a Nicaro all'una di notte? Ovvio: al Coupet, un distributore sempre aperto di uno squallore disarmante. Figuriamoci se uno esce di casa di notte per andare a bere dal benzinaio… Ma oramai era cosa fatta e feci buon viso a cattivo gioco. Alle due di notte, dopo aver rimembrato ogni possibile storia di cugini, tie, hermane, quince e tutto il cucuzzaro, e dopo che i miei poveri testicoli sfiorarono il lurido pavimento, unto di nafta del coupet finalmente ce ne andammo via. Sulla via del ritorno lei dormiva beata con la testa poggiata sulle mie cosce, mentre io a stento riuscii a non addormentarmi alla guida. Il giorno dopo decidemmo di andare a Moa a fare la spesa e sulla strada mi indicò una casa di campagna, dicendomi che vi abitava la novia del padre. Ma non aggiunse altro. Passarono altri giorni, e mille altri pellegrinaggi, quando alla fine giunse una chiamata alla telefonica di Sagua: il padre lasciò detto che sarebbe passato per trascorrere alcuni giorni con noi. La gioia di Lily fu almeno pari al mio rodimento di culo. Ma quando Ysmael arrivò feci di tutto per non apparire come il fidanzato rompiballe e alla fine entrammo in confidenza, tanto che mi portò a pescare i gamberi al fiume e si parlò di gnocca come vecchi amici. Ma la sua presenza tra noi per me era un reale problema. La casa era costituita da solo due cuarti, una cucina con fuoco a petrolio e un piccolo bagno, quindi lo spazio a disposizione c’era, ma non c’erano porte ma soltanto tendine svolazzanti. La cosa diventava anche divertente e piccante fino a quando le sorelle mezze nude entravano nella nostra stanza da letto e si chiacchierava seduti sulla cama, ma la presenza del padre a pochi passi significava per me automaticamente l’inizio del ramadan. Quel giorno, dopo cena e dopo numerose birre ci disse che se la cosa non ci molestava avrebbe voluto invitare la sua novia a trascorrere un paio di giorni con noi lì a Sagua. Quella era musica celestiale per le mie orecchie... Al solo pensiero che in quel modo Ysmael avrebbe sicuramente rivolto la sua attenzione altrove, magari lasciandoci ritornare a fare i fidanzatini (con annexxxxi e connexxxxi), mi dimostrai subito molto entusiasta della cosa. Il mattino dopo, di buon’ora la novia del padre bussò alla porta. E dato che l’unico in piedi a quell’ora ero io, andai ad aprire… L’impatto fu devastante: era una figa da cardiopalma. Una blanquita con i capelli rossicci appena mossi, gli occhi verde smeraldo e tutte le curve al posto giusto, insomma una gnocca da infarto come se ne vedono poche in circolazione da quelle parti. Parlava con uno strano accento, con una specie di zeppola in bocca, tanto da sembrare una spagnola autentica e non una cubana. E io non riuscivo a scollarle gli occhi di dosso un istante. La miravo e la rimiravo e Lily se ne accorse, tanto che appena fummo soli nel cuarto mi beccai un bel calcio dritto negli stinchi e mi mise su il muso per un po’. Quella sera uscimmo per andare a bere gratis la cerveza particular por la calle, dato che era la festa di non so cosa e la gente ballava ubriaca per le strade del paese. Quando iniziarono a volare anche i cazzotti decidemmo che era arrivato il momento di riportare le chiappe a casa. Quella notte non la dimenticherò. Dopo esserci congedati dal padre e relativa noviecita ci mettemmo a letto stanchi morti e mezzi brilli, ma dopo nemmeno mezz’ora i due iniziarono a scopare duro, non curanti affatto della nostra vicinanza. Il mulatto spingeva e la blaquita pideva mas y mas. Quella scomoda situazione che avrebbe dovuto inibirmi mi fece esattamente l’effetto contrario. Così, mentre Lily dormiva beata come un angioletto, a me mi si fece una mazza chiodata di almeno 7 carati e decisi di svegliare la mia mulatta nel più delizioso dei modi, per coinvolgerla in quella fregola e spegnere l'incendio. Lei fu ben lieta di quel prelibato risveglio e di conseguenza si avviò un seguito assai bollente… A notte fonda, mentre tutti apparentemente erano crollati dal sonno, mi alzai quatto quatto per andare a innaffiare le ortensie. Ma appena arrivato in prossimità del bagno mi trovai di fronte ad uno spettacolo divino: la blanquita tutta nuda come mamma la fece, accaldata e un po’ barcollante che pareva avesse avuto la mia stessa idea liquida. Forse. Dico forse perché lì davanti al bagno non mi diede nemmeno il tempo di dire “a” ficcandomi tutta la lingua in bocca. La reazione a catena collegata a quel sorprendente e ghiotto evento fu istantanea. E il risultato prodotto fu all'altezza del precedente, malgrado fosse oggettivamente passato poco tempo. Quando dico che a Cuba ci succedono cose strane, intendo anche questo… Ma dopo aver limonato per un po’ in piedi contro il muro come liceali in calore, compresi che se il padre di Lily ci avesse beccato mi avrebbe sicuramente impalato, così le sussurrai che era meglio fermarci lì. Per nulla sorpresa e comportandosi come se davvero nulla fosse accaduto, mi voltò le spalle e tornò a dormire. 18 anni, cazzo! E pensare che mi ero pure preoccupato di cosa potesse pensare di me il buon Ysmael. Limortaccisua.
By Fabioeur (forum Gente di Cuba)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Che dire questi sono i misteri dell'oriente cubano. Spero di poterci tornare.
Pedro