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mercoledì 10 giugno 2009

Casualità sfuggenti


La notai per puro caso nel volo che da Parigi mi portava a La Havana. La notai perché stava accanto ad un’altra ragazza Cubana che, a sua volta, era salita nel volo Bologna/Parigi della compagnia aerea Air France. Stavano vicine e chiacchieravano amichevolmente nel loro idioma come amiche di sempre…ridacchiavano, ed al centro delle loro burla vi era un uomo anziano, anch’esso salito a Bologna, risultato poi amico della passeggera che aveva intrapreso il viaggio con noi dall’Italia.
Poiché negli aerei della Air France si gode di ampi spazi, mi ero messo nella parte centrale del corridoio dell’aereo, luogo dove c’era un ampio spazio adiacente alle curatissime toilette, per permettere alle mie gambe di sgranchirsi un po.
Sostavo in compagnia di uno dei miei amici di viaggio e quando le due donne si avvicinarono per recarsi alla toilette scambiammo con loro, per pura cortesia di conversazione, alcune parole. All’amica che era rimasta ad aspettare fuori nel corridoio le rivolsi un infelice battuta riguardante il sedere dell’amica:- “Vedo che alla tua amica gli piace la pasta Italiana?”. Lei non capì la frase che gli rivolsi e tantomeno la battuta che a me, in quel momento, sembrò tanto spiritosa. Continuai con lei una conversazione spicciola in Spagnolo ed il dialogo venne facilitato poiché la donna era talmente amabile che la cosa avveniva con innata semplicità. Era una di quelle persone che ti catturano subito con la spontaneità di un sorriso, una persona con la quale ti senti subito in armonia. Raggiunta poi dall’amica veicolarono la conversazione con altri due passeggeri di nazionalità Spagnola e che, sicuramente, il linguaggio più sciolto aveva fatto passare la nostra fuggevole conoscenza in secondo piano. Non badai a questo particolare e non diedi molta importanza a quelle conoscenze casuali continuando a conversare con il mio amico. Il viaggio continuò sino a La Havana e non ebbi più occasione di scambiare più parola con le due donne pur essendo nella fila subito dopo la mia. Però, un’oretta circa prima di atterrare a La Havana notai ancora una delle donne che si recava con una piccola trousse nella vicina toilette. Era quella con cui avevo dialogato poco prima.
Aveva una camicia bianca e dei jeans fasciavano le sue affusolate gambe. Aveva il sorriso radioso di chi rientra a casa dopo un lungo periodo. Dopo alcuni minuti usci fuori con i capelli sciolti in una voluminosa cascata di riccioli castani. Forse fù in quel momento che la notai. Pur avendo viaggiato vicino, pur avendo brevemente conversato con lei, fu in quel momento che la notai con tutta l’attenzione dei miei sensi. Giunti a La Havana raccogliemmo velocemente le valigie dal nastro trasportatore, cambiammo un po di soldi alla cadeca, rifiutammo educatamente alcune proposte dai taxisti locali e ci portammo nel vicino barettino esterno per gustarci la prima bucanero in terra di Cuba. Mestre sorseggiavo la mia bucanero e ad intervalli buttavo l’occhio affinché scorgessi il nostro quarto amico mancante (Raoul), la vidi che trascinava il suo pesante borsone in cerca di un autista; la salutai con un “Hola! Pelo largo!. Lei mi sorrise dubbiosa, forse non si ricordava di me ed aveva sorriso per pura cortesia.
In tarda serata raggiunsi Guanabo e mi dimenticai presto del casuale incontro con la ragazza dall’eterno sorriso.
A Guanabo mi attendevano altre emozioni forti e dimenticai che la vita ci serba delle casualità non programmate. Come un ciottolo levigato buttato in uno stagno; non sai dove andrà a fermarsi, se farà un unico tonfo o se farà più salti e si fermerà dove la forza cesserà la sua inerte pressione.
Fu in una giornata che nulla faceva presagire che al suo orizzonte sarebbe cambiato qualcosa.
Fu in un piccolo paladar di Guanabo che quel ciottolo cadde dopo aver saltellato, e dopo aver disegnato increspature circolari in un astratto stagno.
Fu uno scherzo del destino ed una burla della memoria la casualità in cui rincontrai Diana.
Come al solito raggiunsi i miei amici Raoul e Pedro al paladar dei Santiagheros sulla 5°ave di Guanabo e mentre mi avvicinavo al loro tavolo rimasi colpito da una famigliola che era nel tavolo successivo a quello dei miei amici. Fu la memoria a giocarmi un brutto scherzo o forse la memoria si burlò di me. La vidi sorridere con la sua famiglia; Il padre, la madre e la nipotina. Presi posto al tavolo dei miei amici e davo le spalle a quelle di lei. Spinto dalla curiosità mi girai e gli chiesi se era di Alamar. Lei, sorpresa, mi biascicò qualcosa che suonava come: “No! Soy de dinamarka”. Chiesi scusa per l’intrusione e mi girai pensieroso verso i miei amici. Dissi loro che la ragazza mi sembrava di conoscerla ed ero convintissimo che fosse una mia amica di Alamar con la quale in passato avevo avuto una storia e che la stessa non vedevo da circa 4 anni. Tutto cadde li, tra una bucanero ed una tucola bevuta dal mio amico Raoul. Casualità ci alzammo in contemporanea, più la guardavo e più mi convincevo di conoscere quella ragazza. Traviato dalla memoria pensai che forse ero stato indiscreto davanti alla sua famiglia e che lei non volle farsi riconoscere. Camminammo paralleli nella 5° ave, sino a che scomparve dai miei occhi in direzione “La Cucinita”. Noi, d’altro canto, all’angolo del “Pollo” svoltammo a sinistra e raggiungemmo la vicina Playa. Dopo circa un’oretta la vidi arrivare alla spiaggia. Era con la nipotina, prese posto vicino a dove era steso il mio telo e chiese due lettini al ragazzo addetto agli sdrai della spiaggia. Spinto da una forte curiosità che scaturiva quel viso conosciuto mi avvicinai ed intrapresi una piacevole conversazione che per lo più verteva sullo scambio di reciproche informazioni; la spiaggia, i locali del luogo,dove abitualmente andava a ballare ecc. Fu li che scoprì che era de La Havana ed era in vacanza con suo papà, sua mamma e la nipotina e che di li a 10 giorni avrebbe ripreso il volo della Air France che l’avrebbe riportata a Parigi e poi in Danimarca, Paese in cui viveva da oltre 10 anni. Fu quasi stupore i nostri visi si illuminarono ed io esclamai: Ma allora viaggeremmo insieme! Poi aggiunsi: “ma tu sei la ragazza con cui ho fatto il volo Parigi/La Havana“?
Per tutto il periodo che restammo in spiaggia ridemmo dell’inconveniente e soprattutto di quel “dinamarka” così impreciso che, scherzosamente, canzonai dicendogli che in tutto quel tempo mi ero scervellato a pensare in quale provincia remota di Cuba era questa “dinamarka” (Danimarca).
Passammo un piacevole pomeriggio e diedi a Diana appuntamento per la sera, cosa che non avvenne per una serie di circostanze ed incomprensioni sul luogo dell’appuntamento.
Ci riuscì la successiva sera e con l’amica di Pedro ed una amica di lei passammo una splendida serata al Guanimar, serata che ricordo tra le più belle passate nei locali Cubani.
L’irruenza dell’amica di Diana aveva messo in seria difficoltà me e Pedro, mentre l’amica di Pedro sembrava divertita dalla situazione osservando la curiosa coppia di ragazze e conoscendo a brevi linee la mia situazione.
Complice la musica del Guanimar, ci separammo dall’amica di Diana e ci appartammo un po più distante per ballare, poi lei mi chiese di accompagnarla nella toilette cosa che feci volentieri poiché mi suonava come una richiesta intima. L’aspettai fuori dalla toilette e quando lei uscii le presi la mano, era calda e sudata. Ci fermammo a bere una birra nel piccolo barettino e ci godemmo quegli attimi di intimità insieme. Capii che lei voleva stare un po da sola con me quanto lo desideravo io. Le scostai i lunghi riccioli dalle spalle, le diedi un bacio proprio sotto la nuca, lei si girò e mi porse le sue umide labbra. Sentii le mie gambe diventare morbide nel rigido cemento, una vampata di caldo mi salì dal torace verso il collo e parve che al posto della musica udivo dei sottilissimi fischi. Restammo incollati per un po assaporando l’intreccio delle nostre lingue ed il fremito dei nostri corpi uniti.
Raggiungemmo nuovamente i nostri amici consci entrambi di aver abbattuto un muro. Forti della nostra passione ci baciammo anche in presenza dei nostri amici, tant’è che la sua amica decise, per non essere di troppo, di andare a trovare un suo ex spasimante che in quel periodo lavorava a Guanabo.
Quando il locale chiuse ci trovavamo nella situazione che lei non mi poteva portare nell’appartamento dove c’erano i genitori, ed io, a quell’ora, avrei faticato a trovare una sistemazione “alternativa”. Quindi, su invito di Pedro, raggiungemmo la sua casa per bere un goccetto in compagnia e così finire la serata. Oramai la passione si era trasformata in lussuria e, con delicatezza, la ragazza di Pedro invito lui ad accomiatarsi nella camera da letto lasciando a noi la libertà del piccolo salottino antistante.
Quando Pedro si chiuse dietro la porta, io e Diana ci abbracciammo, ci baciammo e lentamente iniziai a sbottonargli la sua camicetta, aveva i seni piccoli ed i capezzoli scuri e turgidi, sembravano punte di spada. Glieli baciai piano, leccandoli e bagnandoli con la saliva e poi ancora soffiandogli sopra ed ancora leccandogli, lei si inarcò e mi offrì il suo sesso deliziosamente amaro di sudore e profumato di pulito, fu tenerezza e passione, fu sapore di miele e di limone, fu odore di agrumi speziati di sandalo, fu campi di papaveri in fiore, fu chiarore di stelle che bucavano la notte. I nostri cuori battevano forte all’impazzata ed i nostri corpi sussultavano, eravamo madidi di sudore per il caldo e per l’eccitazione. Facemmo l’amore così, su un divano scomodo penetrandola lentamente, accarezzandogli i capelli bagnati ed assaporando le sue labbra al sapore del miele. È stato come entrare in una valle di aranceti in fiore, il sapore della passione e del sesso era talmente forte che per un momento mi tenni ancorato al divanetto poiché il mio corpo fu pervaso da un illogico senso di leggerezza.

Fu l’inizio di una storia…

…al di la della lontananza che ci separa, non passa giorno che non pensi a questa splendida donna. Curo quotidianamente il suo ricordo come un botanico cura gelosamente i suoi fiori preferiti…le sue erbe più care.

Questo racconto lo dedico a me stesso.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro Alberto,questa donna ti ha stregato e sei riuscito a riportare le sensazioni che hai provato con lei. Spero che ti regali ancora momenti piacevoli.