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mercoledì 5 agosto 2015

La fiction italiana girata a Cuba e arrivata in tivù con 20 anni di ritardo

La fiction italiana girata a Cuba e arrivata in tivù con 20 anni di ritardo
L’attenzione sull’Isola ha riportato alla luce la miniserie girata da Renzo Badolisani e interpretata da Debora Caprioglio. In questi giorni in onda su Rai Premium 


 Effetti collaterali. Obama dialoga con Castro, apre a Cuba, finisce l’embargo. E dagli archivi Rai riemerge, 20 anni dopo, Isola Margherita, miniserie diretta da Renzo Badolisani, che proprio a Cuba venne girata. Prima e unica produzione italiana di questo tipo, non era mai andata in onda. Rai Premium l’ha programmata nel cuore di quest’estate: il 31 luglio la prima puntata, oggi e domani la terza e quarta puntata (ore 15). Badolisani, allora trentenne, torinese di formazione, autore di un piccolo cult anni 80 come I ragazzi di Torino sognano Tokyo e vanno a Berlino, tra i registi della prima avventurosa stagione di Centrovetrine, parla di “Isola” perduta.

Cosa accadde?
«Bastò che cambiasse il direttore di rete e il responsabile del progetto andasse in pensione. A Rai1 iniziarono a procrastinare, a prendere tempo. Anche la Tiber che lo aveva prodotto chiuse. Così Isola si “perse” nelle teche».

E lei?
«Periodicamente tornavo a perorarne la causa. Oggi Cuba è di moda, riportata d’attualità dalle scelte politiche americane. Sui canali digitali tematici c’è spazio anche per le opere dimenticate. E poiché Rai Premium è nel bouquet di Rai International, Isola Margherita verrà vista nel mondo».

Come mai Cuba?
«Un caso di delocalizzazione ante litteram. Il protagonista era un giornalista coinvolto in pericolose inchieste in America latina. Dovevamo girare in Cile ma all’ultimo si optò per Cuba. Una scelta azzardata che si dimostrò meno problematica del previsto: trovammo maestranze professionali ed entusiaste. Noi italiani eravamo pochissimi: io, i protagonisti Debora Caprioglio e Alberto Gimignani, un paio di incaricati della produzione e poco più. Ma alla realizzazione lavorarono più di 150 persone. Partivamo da zero: restai là per 7 mesi».

Come era Cuba?
«I russi erano andati via e avevano sospeso ogni aiuto. L’embargo americano era duro. L’Avana era un luogo anomalo, fuori dal tempo. La gente era meravigliosa. Per anni ho sperato di trovare un’occasione di lavoro per tornarci».

Debora Caprioglio: altra scelta a rischio. Allora era nota soprattutto per la relazione con Kinski e per Paprika di Brass.
«Era un nome popolare. E stava cercando una svolta alla sua carriera. Subito dopo infatti arrivarono il film con Francesca Archibugi e il teatro. Fu molto disponibile. Ricordo che portò lei i costumi di scena: arrivò carica di bellissimi abiti, tutti firmati».

Parafrasando: lei non è finito a Berlino, bensì a New York.
«Come scrisse Stefano Reggiani su La Stampa, quella di Centovetrine era una realtà produttiva di tipo americano. Finita quell’esperienza, dopo qualche anno a Roma, volendo fare una scelta radicale e temeraria, ho deciso di ripartire da qui. Ho ripreso a dipingere, faccio l’illustratore. E intanto sviluppo nuovi progetti: uno che riguarda Cuba, un altro che è coproduzione italiana con partnership Usa. Ho appena finito il doc Long Lasting Love, sul fotografo Harvey Stein (sto studiando una piccola serie su artisti americani). Ogni tanto mi capita di ripensare agli anni di quel mio film, i primi del Torino Film Festival ancora Torino Giovani: c’era una generazione di giovani registi che cercava di ripensare il cinema. C’è riuscita? Si è persa? Sarebbe bello scriverne in un libricino, dedicarle una retrospettiva. Giusto per non disperderne la memoria».




2 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao da Mario Firenze sai dove si può rivedere la fiction o scaricarla ?

gugumarino ha detto...

prova qui http://www.rai.tv/
cerca la voce rai replay
ciao