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sabato 10 agosto 2019

Amava ripetere: “Fidel rappresenta il mio sogno di società”

Roberto Vallepiano

Quando l’ex Capitano della Nazionale Brasiliana Socrates visitava Cuba amava fermarsi a giocare a calcio in mezzo alla strada coi ragazzini cubani.
Aveva un‘ammirazione sconfinata nei confronti del Comandante Fidel Castro, tanto che battezzò suo figlio con il nome del leader della Rivoluzione Cubana.
Amava ripetere: “Fidel rappresenta il mio sogno di società”.
Per questo motivo ebbe un battibecco con un giornalista statunitense che, durante una trasmissione tv, attaccò pesantemente Cuba.
Socrates, dopo aver controargomentato sottolineando la doppia morale della borghesia e le barbarie dell’imperialismo concluse il suo intervento dicendo: “Non esistono società perfette, ma ne esistono alcune che ci si approssimano, e Cuba è esattamente questo”.
Fu un grande amico ed estimatore anche di Gheddafi - che andò a trovare in Libia sfidando l’embargo- nonché di Hugo Chavez.
Disse: “Voglio morire di domenica, il giorno in cui il Corinthias vince lo scudetto”.
Morì il 4 Dicembre 2011. Nello stesso giorno la sua squadra vinse il campionato.
I giocatori lo festeggiarono radunandosi nel cerchio di centrocampo e salutando a pugno chiuso, nel gesto che lo aveva reso un’icona.
Il Governo rivoluzionario del Venezuela fece un omaggio pubblico in cui proclamò: “Socrates mantiene vivo il sogno di Bolivar”

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